"...Sempre più difficile, di questi tempi, imbattersi a teatro in giovani e motivati attori. Giovani cioè che mostrino passione e voglia di sperimentare un'arte difficile eppure appassionante come quella della scena. Nonostante gli spettatori di rassegne e cartelloni di prosa, - anche dalle nostre parti - siano in continuo e progressivo aumento (e lo scorso anno, per la prima volta, come biglietti staccati sono stati superati quelli del calcio… un fatto che dovrebbe far riflettere chi, ottusamente, continua a non capire che la cultura e il teatro siano spazi sui quali investire risorse), è spesso problematico infatti, per chi è alle prime armi, avvicinarsi al mondo del teatro. Le spinte ideali non sono certo quelle di venti- trent'anni fa e, per giunta non esistono strutture adeguate. Mancano gli spazi e, soprattutto, manca la scuola. È quindi davvero una piccola sorpresa vedere con quanta serietà e piglio professionale un gruppo di giovani hanno preso parte ad un allestimento impegnativo come <Voci nel buio>, prodotto dal teatro Alkestis e in scena fino a domani alle ore 21 nello spazio di via Loru 31.

Sei giovani, Valentina Angius, Josto Luzzu, Davide Piludu, Giuseppa Salidu e Laura Solla - attorno ai vent'anni guidati da Pascale Aiguier che ha curato la regia all'interno di un mosaico di piccoli e folgoranti quadri di sapore surrealista, densamente abitati da un umorismo atroce e corrosivo come quello di Matèi Visniec. Un autore pochissimo rappresentato in Italia - ed è un peccato - che come pochissimi sa mettere bene a fuoco le contraddizioni della nostra società e del vivere contemporaneo.

Di origine rumena, ma da tempo residente in Francia dove svolge la professione giornalistica, Visniec ha vissuto sotto il durissimo regime di Ceausescu, sviluppando una coscienza ancorata ai valori di libertà. A teatro, i suoi personaggi sono immersi dentro un universo di tipo kafkiano, che conosce però la lezione del migliore teatro dell'assurdo pinteriano. Sono figure contorte e malate che vivono sul filo continuo del paradosso - che a tratti sembra citare Gombrowicz - monadi solitarie che quando si incontrano fanno scintille in esplosioni di violenza gratuita e inutile mettendo a nudo i meccanismi perversi e crudeli del potere. Aiguier ha preferito distillare piccole <tranches> di questa teatralità dal sapore forte e definitivo, con alterne e diverse sapienze, hanno reso con generoso impegno."
(Walter Porcedda - La Nuova Sardegna - Martedì 3 Aprile 2007)

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