Incontri2003

Hommage à Antonin Artaud

Cagliari, Teatro Alkestis 3 ottobre - 8 novembre 2003

 

La rassegna teatrale Incontri 2003 vuole essere un omaggio al poeta "visionario e folle" Antonin Artaud, che ha sempre esercitato su di me e sul Teatro Alkestis un grande fascino.

Una storia d'amore che dura da una vita. Molti libri, letture infinite: sempre lo stesso, il cuore che scoppia mentre si legge.

Come conseguenza di questo amore nasce il progetto Hommage à Antonin Artaud con l'immagine di un viso. Conosciamo questo viso dalle fotografie viste. Un viso quasi sempre imbronciato, dagli occhi penetranti e fissi, sguardi persi nel vuoto, di foto in foto, senza perdere niente del suo flusso; immagini che ricompongono il complesso mondo artaudiano: il manicomio, gli amici, la prigione, il teatro, il cinema, la malattia, il successo, la famiglia.

Ma sono anche sguardi diversi e a tutto tondo sulla figura di Artaud, che hanno richiamato la nostra attenzione per l'originalità e l'importanza: da Mordillat a Moscato, da Bavarese a De Marinis, Manzella, Cassinotti. Varianti luminose nella chiarezza di ogni disordine: il tempo, il leggere, il vivere, amare, morire, impazzire.

La vera storia di un uomo che sacrifica tutto di sé per riuscire a vivere come sente, come vuole, come spera, come è naturale che desideri. L'ultimo dei poeti maledetti, rifiutato e isolato dalla società, ha potuto, più di qualsiasi altro, esprimere e tradurre in un linguaggio sorprendente e fantastico, l'unicità di arte e vita, follia come creazione artistica e come malattia, il non-confine tra opposti concetti di "sanità" e "malattia", in cui l'emarginazione, la follia, la vita, vengono offerte come puro gesto. Un gesto che travolge la realtà su un piano irrazionale e poetico.

Personaggio scomodo, provocatorio e dissacrante, talvolta contraddittorio, talvolta malinteso e parzialmente accettato. Artaud ebbe un peso non indifferente nella vita intellettuale parigina, entrando in contatto con le idee più fertili del momento. Una vita intera che si svolge nell'ombra della medicina. Una grave malattia psichica chiamata "il grande male" che a quanto egli stesso racconta si manifestò assai presto obbligandolo a trascorrere lunghi periodi in diversi ospedali psichiatrici. Reclusione che Artaud descrisse come brutale e repressiva. E sotto il segno di questa malattia e in particolare nelle Lettres de Rodez, che l'opera di Artaud ha esercitato e continua ad esercitare una notevole influenza sul teatro contemporaneo e soprattutto tra le avanguardie culturali.

La sofferenza, le privazioni di questo periodo, durato nove anni, contribuirono a rendere più cruda e violenta la sua testimonianza.

Un'esperienza autenticata, il rifiuto di ogni realtà concreta, la ribellione contro Dio, la ribellione contro il testo, la liberazione della parola, il grido. Un grido che profetizza ed annuncia un nuovo linguaggio teatrale: il linguaggio del corpo, grazie al quale il teatro può differenziarsi dalla parola e consentire a questa di divenire gesto.

Gli scritto teatrali di Artaud occupano un posto importante nella sua considerevole produzione. Contribuì infatti a varie riviste, pubblicò saggi, articoli, manifesti, poesie, libri, testi drammatici: Les Cenci, e il radiodramma Pour en finir avec le jugement de dieu, ma anche i due drammi Ventre brulè e Le suplice de Tantale, purtroppo andati perduti.

Gli altri malati avevano purtroppo l'abitudine di spegnere le sigarette sui quaderni di Artaud e ciò che non veniva distrutto dal fumo, finiva inesorabilmente nella spazzatura. La parte più importante ed interessante di questi scritti è rappresentata dalle sue proposte teatrali di messa in scena e saggi teorici che lasciano intravedere le linee fondamentali della sua idea di teatro: il teatro e il suo doppio, il teatro della crudeltà, il teatro e la peste.

Opere che sono inseparabili dalla sua vita e non si possono considerare senza richiamarsi alla sua figura, avviluppate come sono nel suo personaggio. Artaud era stregato dall'idea del doppio, probabilmente anche a causa della sua malattia. Lo stesso monsieur Artaud ha incoraggiato la leggenda che già lo avvolgeva considerando la sua malattia come una importante realizzazione della sua personalità.

La genialità di Artaud, non è nella sua vita, anche se particolare, bensì nel genio della sua scrittura e nel suo linguaggio incantatorio e magico, che ancora oggi non ha cessato di sgomentare.

Massimo Michittu

 

Venerdì, 3 ottobre

incontro con il regista Gerard Mordillat, a seguire

La vèritable histoire d'Artaud le Momo

di Gèrard Mordillat, Jèrome Prieur

Sabato, 4 ottobre

En compagnie d'Antonin Artaud

di Gèrard Mordillat

Domenica, 5 ottobre

Le dèsordre a vingt ans

di Jacques Baratier

Venerdì, 10 ottobre

Incontro con il giornalista Gianni Manzella

a seguire, i films

La Coquille et le Clergyman

regia di Germaine Dulac

Mater dolorosa

regia di Abel Gance

Sabato, 11 0ttobre

La passione di Giovanna d'Arco

regia di Carl Theodor Dreyer

Domenica, 12 ottobre

Lex croix de bois

regia di Raymond Bernard

Sabato, 18 ottobre

Incontro con Nicola Savarese

Parigi/Artaud/Bali, Antonin Artaud vede il teatro balinese all'Esposizione Coloniale di Parigi nel 1931

Giovedì 23 e Venerdì 24

Delleali Teatro

Leggii sensibili. Dedicato a Antonio Catalano

Sabato, 25 ottobre

Incontro con Marco De Marinis

Artaud e il Big Bang del Novecento teatrale

Venerdì 7 e Sabato 8 novembre

Compagnia Enzo Moscato

Lingua, carne, soffio tragitto - epidemia per Antonin Artaud

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Hommage a Antonin Artaud 2004
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